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Dopo ventisei lunghi anni, e le ferite della guerra, in Mugello tornano a ruggire i motori da corsa. Si torna, infatti a correre, ma sul circuito "piccolo".
Viene organizzata una gara divisa in due manches: una riservata alle piccole Sport (due classi fino a 750 e 1100 cc) e una alle grosse cilindrate (anche qui due classi, fino a ed oltre 2000cc).
Nella classe 1100cc vince Luciano Pagliai che nella foto taglia il traguardo con la sua Ermini 357, dimostratasi nettamente superiore alla concorrenza. La Ermini 357 era costruita da Pasquale Ermini (detto "Pasquino") a Firenze, nell'officina di Viale Matteotti. Dotata di un motore Ermini a doppia accensione progettato dall'Ing. Massimino e carrozzata da Scaglietti, il carrozziere delle Ferrari Sport. la "357" era una avversaria temibile anche per le OSCA che allora dominavano la categoria..

La Maserati A6GCS di Maria Teresa De Filippis impegnata in un difficile passaggio. La De Filippis, pilota di buon livello tanto da arrivare a competere in Formula 1 con la Maserati, in questa occasione non ebbe fortuna e disputò una gara tormentata da piccoli inconvenienti che la eliminarono dalla lotat per le posizioni di vertice.La A6GCS fu la prima Maserati con motore sei cilindri in linea a "corsa breve" e basamento in lega capace di erogare oltre 170 CV a 7200 giri e dotato di doppia accensione. L'alimentazione era fornita da tre carburatori doppio corpo Weber e la distribuzione presentava la soluzione del doppio albero a camme in testa. La linea inconfondibile della Maserati A6GCS, deisegnata come il telio da Medardo Fantuzzi, la rese famosa per tutti gli anni '50.

La vittoria assoluta fu appannaggio di Umberto Maglioli, uno dei migliori specialisti di sempre nelle gare su strada. Maglioli portò al successo la Ferrari 750 Monza. Dotata di un motore a quattro cilindri in linea, 3000 cc di cilindrata e capace di 250 CV, progettato da Aurelio Lampredi e carrozzata da Scaglietti, la "750 Monza" non fu una fra le Ferrari migliori. Difficile da guidare, nervosa, era stata la macchina con la quale pochi giorni prima Alberto Ascari, aall'Autodromo di Monza, aveva avuto l'incidente che gli era costato la vita. Purtroppo altri piloti di grande valore, fra cui Louis Rosier perderanno la vita al volante di questo Cavallino troppo facile ad imbizzarrirsi. La corsa visse sul duello, inizialmente molto serrato, con l'Osca di Cabianca che per diversi giri seppe tenere la scia di Maglioli, poi, la superiore potenza della Ferrari ebbe facilmente la meglio.

Nella classe minore, la Sport 750, si registrò il successo, anche in questo caso nettissimo, di Giancarlo Rigamonti al volante di una Dyna Panhard, davanti alla Giaur di Vittorio Frattura. La Dyna Panhard, sorta dalla Panhard&Levassor, la più antica fabbrica d'automobili del mondo,era una Casa costruttrice francese che, oltre a produrre automezzi militari, auto utilitarie e di media cilindrata si era specializzata nella costruzione di piccole auto da competizione. Il modello vittorioso nella sua classe al Mugello era basato sul motore della Dyna, 745 cc e nelle varie versioni colse numerosissime vittorie di classe nelle più importanti competizioni.

Una foto della Stanguellini 750 di Andrea Fraschetti impegnato in una delle curve del tracciato. Fraschetti, ingegnere e grande sportivo (era anche un ottimo cavallerizzo), aveva una passione travolgente per le auto da corsa. Con la sua Stanguellini aveva ottenuto un record di velocità a Monza e si era fatto notare oltre che per le sue grandi doti di tecnico, anche per quelle di pilota, nientemeno che da Enzo Ferrari che lo aveva voluto a Maranello. Gli fu affidato lo sviluppo della nuova monoposto di Formula 2 che avrebbe portato il nome Dino, in ricordo del figlio da poco perduto dal Drake. Scomparve all'Aerautodromo di Modena proprio durante le prove della Dino Formula 2, perdendo il controllo della monoposto e uscendo di pista ad alta velocità.