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"Chi non ha corso alla Targa Florio ed al Mugello
si è perso il meglio...è quasi come non aver corso perché
quelle erano le due corse più belle"
Mauro Nesti, da Bardalone sulla Collina Pistoiese, classe 1935. In montagna ha vinto tutto quello che c'era da vincere e raramente una volta sola. Pluricampione europeo e italiano, vincitore sulle sailte più belle e difficili d'Europa ha corso (e vinto) fino all'età in cui si va in pensione in un normale impiego in banca o alle poste. Ora che non corre più non è che la passione per i motori e le corse sia diminuita. Anzi.
Mauro tu hai cominciato a correre...
"In moto, negli anni cinquanta. Andavo forte ed in famiglia c'era una gran passione. Mio padre aveva anche partecipato alla Mille Miglia e mia madre per il diciottesimo compleanno mi regalò una moto. Correvo dappertutto, ho corso anche a San Piero a Sieve, per le vie del paese. Oggi è roba da non credere, allora era normale: una balla di paglia sullo spigolo delle case e via. Andavo forte, tanto che l'MV mi aveva preso come pilota ufficiale nel '55, poi venne la tragedia di Le Mans e sembrò che dovesse finire tutto, così rimasi a piedi."
E cominciasti a correre con le macchine...
"Non subito, non subito.
Comunque fu un peccato, perché come sono andato in macchina lo potete
giudicare voi, ma in moto andavo il doppio ! E se c'era l'acqua in terra, allora
sì che non ce n'era per nessuno! Questo però ora non conta.
Sì, dopo un po', qualche
anno, cominciai a correre con il mio cugino ingegnere, Ciatti. Si preparava
la macchina e si correva in salita, ma a livello davvero dilettantistico."
Al Mugello quando corresti la prima volta ?
"In quegli anni, i primi anni '60, c'era la voce che si ricominciasse a correre al Mugello. Alla prima edizione, nel '64, partecipai con un'Abarth 1000 ma mi ritirai presto. L'anno dopo corremmo assieme al bolognese Paolo Gardi con una enorme Fiat 2300S, non andavamo male ma rompemmo il motore. Erano partecipazioni tutt'altro che competitive, si correva per correre."
Però l'anno dopo...
"Sì, l'anno dopo le cose furono diverse. Mi contattò l'Abarth che stava preparando la 1000 TC che non era ancora omologata e quindi era iscritta fra i prototipi. Vincemmo la classe (con Demetrio Martino, 23mi assoluti ndR) ed entrai nell'orbita dell'Abarth, ma correvo in salita con la GTA"
E nel 1967...
"Fu una corsa da dimenticare, anche se vincemmo la classe con l'Abarth 1300 OT, bella macchina con qualche difetto, per esempio a volte non frenava.Correvo in coppia con un austriaco (Furtmayr ndR) e feci solo un giro perchè mi accorsi scendendo da Santa Lucia che vedevo... due strade ! Qualche citrullo aveva montato male il tubicino del troppo pieno del carburante ed i vapori di benzina mi stavano avvelenando. Mi fermai, ma poco dopo successe lo stesso al mio compagno ed allora prese il volante un altro pilota ufficiale dell'Abarth costretto al ritiro (Hezemans ndR) e vinse la classe."
Com'era il Mugello come circuito ?
"Bellissimo. Io lo dico sempre chi non ha corso al "vecchio" Mugello ed alla Targa Florio è come se non avesse corso, si è perso il meglio. C'era di tutto: salita, tratti veloci come la discesa da Santa Lucia a Cafaggiolo, o più guidati come dal Giogo a Firenzuola. Era una corsa dura, ma affascinante, unica."
L'anno che ricordi con più piacere ?
"Ho vinto la classe anche nel 1969 con Luigi Cecchini, col GTA 1600, ma l'anno più bello è stato l'ultimo, il 1970. Correvo con la mia Abarth 1000SP, un gioiello. Ho sempre avuto molta cura delle mie cose. Dunque quell'anno si correva non su otto, ma su soli cinque giri ed al mio cugino, l'ingegner Ciatti era venuta un'idea: completare la corsa senza fare rifornimento, il ché mi avrebbe dato un buon vantaggio. Fece i calcoli, e alla fine disse : si arriva. Sì, ma a piedi, risposi io. Ma mi fidavo e decidemmo di partire con quella strategia. Non fermarsi rendeva ancora più gravosa l fatica, perchè in quei due, tre minuti al box ti potevi rilassare, bere, rinfrescarti. Per dissetarmi avevano montato una borraccia di quelle da ciclisti con dentro una miscela di acqua e zuccheri con un cannello dal quale succhiare. La prima volta che lo usai mi dimenticai di soffiare una volta finito di bere, così si vuotò sul fondo dell'abitcolo e siccome era dolce mirese appiccicose le pedaliere cosa che mi infastidì non poco. L'ultimo giro, ormai sicuro della vittoria, "alleggerii" un po' sul gas e così finii la corsa dando ragione al cugino ingegnere. Vinsi la classe 1000cc, finii ottavo assoluto e a pieni giri, l'unico vincitore della classe 1000 a non essere stato doppiato nella storia del Mugello."
E la delusione più grande ?
"Sicuramente nel 1968. Correvo con Tonino Nicodemi, con la sua Porsche 910, una macchina eccezionale. Le avversarie erano le Alfa 33 ufficiali e la Porsche di Siffert, uno che non andava piano.Il primo turno di guida lo fece Nicodemi che non era velocissimo e quando mi cedette il volante avevo già dieci minuti di distacco, perchè prendere dieci minuti da uno come Siffert non era difficile, difficile era non prenderli ! In un giro sorpassai due Alfa 33, ero fra i più veloci in corsa. La 910 andava benissimo ed io ero convinto di poter rimontare fino alle prime posizioni. Al "salto" della "Casetta", dove il circuito si immette sulla statale della Futa, sentii uno schianto e la macchina diventò incontrollabile. Aveva ceduto l'attacco della sospensione posteriore sinistra, conclusi il giro lentamente e mi veniva da piangere anche se per le corse non si deve piangere."
Cosa ricordi con più piacere del Mugello ?
"Il clima che allora, anche in altre gare, specialmente in salita, c'era fra i piloti. Amicizia, generosità: se ti mancava un pezzo trovavi sempre chi te lo prestava anche se, magari, il giorno dopo lo potevi battere. Gli ultimi anni che correvo non c'era più quel clima, si correva per vincere e basta, ognuno per sé, non come allora al Mugello e altrove."
(San Piero a Sieve, 7 maggio 2010)