Il “Paese delle corse” presenta un anticipo dell’articolo a firma di Adolfo Moni che verrà pubblicato su MICROSTORIA Rivista toscana di storia locale, probabilmente a Dicembre 2010.


Coppa di San Piero a Sieve, valida per il Campionato Italiano F3, giugno 1967

Alvaro Stefanacci, Enrico Ricci, il fotografo Francesco Noferini ed il fratello Silvano, animati da Francesco Parigi hanno costituito il comitato “il paese delle corse” per raccogliere ricordi e testimonianze delle corse di auto e moto che hanno riguardato San Piero.
Il paese ha infatti la caratteristica, unica, di essere stato attraversato -quasi sempre- da due corse automobilistiche molto famose: la Mille Miglia ed il Circuito del Mugello ed ha così generato passione dei Sanpierini per i motori e le corse, fin’anche ad organizzarle, come quella di Formula 3 di Campionato italiano quarantatre anni fa.
Mesi di ricerche hanno permesso al Comitato di raccogliere una documentazione fotografica, film amatoriali come quello di Enrico Grossi, documenti e depliant d’epoca, memorie raccontate non solo dai paesani, quali Enzo e Silvano Labardi ed Aldo Lisi, ma anche da altri, come Fernando Cappelli all’epoca Ufficiale di gara dell’ACI che ha fornito foto uniche.
L’idea per una gara di Campionato Italiano di Formula 3 internazionale – motori di 1000 cc derivati dalla produzione senza testata a cammes, un centinaio abbondante di cv di potenza e peso di circa 400 kg- viene proposta da un “Comitato cittadino” presieduto da Annibale Lisi, appoggiata dal Sindaco Franco Ottanelli e con la collaborazione dell’ACI Firenze degli storici organizzatori del Circuito del Mugello Pasquale Borracci ed Amos Pampaloni.
La Formula 3 aveva corso al Mugello l’anno prima, di contorno alla 13ma edizione, con solo due giri del circuito stradale di 66200 metri, ma l’esperimento fallisce.
Dei 36 iscritti, già nelle prove del sabato parecchi sono costretti ad abbandonare e nella gara, peraltro con condizioni atmosferiche avverse pur essendo luglio, arrivarono solamente in 12 anche per il percorso che distrugge sospensioni progettate per le piste: dalla dura selezione uscì vincitore Jonathan Williams con oltre 95 km di media oraria, seguito da Boley Pittard e dagli italiani Antonio Maglione, Carlo Facetti, Andrea De Adamich e Luigi Petri.
Il circuito “cittadino” di San Piero, a quell’epoca e per quelle auto, era certo più adatto: circa 5600 metri tutt’intorno al paese ed alla collina della Fortezza di San Martino a Beriano, poligono con sette baluardi, fatta costruire da Cosimo I negli anni settanta del 1400.
Utilizzava la strada provinciale, con partenza ed arrivo davanti alle scuole comunali, dal bivio di Novoli usava la ss 65 del Passo della Futa, poi la via di Massorondinaio che il Comune aveva asfaltato da qualche mese, poi via Roma per ritrovare la Provinciale, passando davanti alla pieve di San Pietro, girando in senso orario.
Una sede particolarmente stretta in alcune parti, 5 impegnative curve a destra ed un’altra diecina, destre e sinistre, ma più veloci: quasi 3800 metri di diritto per i 2/3 dell’intero percorso.
Il tutto tra case, marciapiedi, pali d’illuminazione, tanti alberi e colonnini di pietra: un autentico campionario di insidie che oggi rendono inconcepibile una corsa automobilistica in quelle condizioni.
Ma negli anni sessanta le gare erano quelle.
Già da qualche anno le auto di categoria Formula 3 internazionale piacciono e prendono campo le loro gare, pur con agonismo parecchio elevato tra i piloti, i costruttori ed i meccanici, anche perché correre costa relativamente poco ed i premi in denaro delle gare sono interessanti.
Per promozione alla principale gara di Monza si abbina la Lotteria Nazionale.
Per la gara di San Piero gli organizzatori presentano un budget di 8.000.000 di lire per premi ai concorrenti, installazione delle tribune e box, c’è addirittura un premio di mezzo milione per la prima auto interamente nazionale per telaio e motore.
Anche l’Amministrazione Comunale delibera un contributo di 50mila lire, oltre i lavori di preparazione dei box in via della stazione e delle rimesse, che adesso però si chiamerebbero paddok, in piazza Colonna.
Non era certo banale una previsione di 8 milioni che nel giorno della gara fu coperta dalla vendita dei biglietti per quasi 5 milioni.
Paragonando, alla 13ma edizione del Circuito del Mugello del 1966, gara valevole per il Campionato internazionale costruttori sport (Divisione fino a 1300cc) e gran turismo, furono messi a disposizione premi per 16 milioni e mezzo di lire: la Banca d’Italia scrive che equivalgono a 160mila € di oggi.
Gli iscritti sono 36 ed alle prove cronometrate del sabato partecipano in 24 ed il più veloce risulta Enzo Corti, pilota milanese di ventitre anni, con una vettura BWA #34, azienda che produceva cerchi per ruote e motore Ford.
Il tempo di Corti viene considerato strepitoso, 2’29’’4/10 a quasi 135 km/h di velocità media, date le condizioni del percorso e le sue stesse caratteristiche.
Il tempo meteorologico non era stato buono, aveva anche piovuto, la strada ancora umida e la temperatura parecchio fresca: via via dietro al poleman milanese si classificano Carlo Facetti con una Brabham #7, secondo nel campionato Italiano dopo 5 gare, Antonio Maglione con una De Sanctis #15, Corrado Manfredini (Brabham #3), Luigi Petri (De Sanctis #6), Tino Ernesto Brambilla (Birel #4), quarto nel campionato, più indietro Maurizio Montagnani (Brabham #36) e “Geki” Giacomo Russo, primo nel Campionato, con una Matra MS5 motorizzata Ford #23, che non ne vuol sapere di andare.
La scheda della gara, pubblicata su “Auto Italiana”, racconta dettagliatamente degli andamenti della prima batteria, che sarà vinta da Brambilla, seguito da Manfredini e Montagnani e poi della seconda, ben più combattuta, vinta da Maglione che precede “Geki”, Petri e Mauro Nesti su Tecno #32.
Una stessa descrizione riguarda la finale, incerta, molto combattuta, con giri intorno ai 137 km/h di media e molti ritiri tra cui Mauro Nesti, “Tiger” Giuseppe Romano Perdoni, “Geki” Russo e Antonio Maglione: alla fine vincerà Brambilla davanti a Manfredini e Petri.
La Coppa si conclude con le premiazioni presso la piscina Comunale, inaugurata nuova: il tempo era migliorato, nessun incidente grave era avvenuto e nessuno si era fatto male, il pubblico era accorso, aveva pagato e si era divertito, tra alcuni piloti non è poi certo mancata qualche polemica … come d’uso.
Ma non ci sarà, l’anno dopo, una seconda edizione.
A Caserta, in un circuito cittadino molto più veloce di quello di San Piero, la domenica successiva 18 giugno si corre la settima prova del Campionato Italiano di Formula 3, ma durante la gara avvengono gravi multipli incidenti che costarono la vita al trentenne “Geki”, a “Tiger” ed al ventiquattrenne svizzero Beat Fehr, altri otto concorrenti rimasero feriti: imperizia della Direzione gara, inesistenza di Commissari sul luogo degli incidenti, assurdi ritardi nelle segnalazioni, forse.
Solamente quattro anni dopo il Tribunale di Caserta proscioglie tutti gli accusati ed attribuisce responsabilità all’eccessiva foga agonistica dei piloti: ma i fatti non sarebbero certo cambiati con una diversa sentenza.
Molte corse su strada e nei circuiti “cittadini” cessano e le esigenze di sicurezza, pur relativa, negli sport spettacolo dei motori prendono corpo.
Ci rimangono le foto in b/n e colori della gara nella domenica 11 giugno, gente affacciata ai balconi delle case, cielo grigio e poco sole, la partenza della gara piena di meccanici, poliziotti e spettatori.
Gente di San Piero e memorie d’altri tempi.