Beppe Schenetti: per passione, solo per passione... >> <<
"Ho corso anche al vecchio Nurburgring, impegnativo, ma meno affascinante del Mugello e della Targa. E poi era lungo un terzo… "

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Beppe Schenetti ha vissuto da pilota gli anni d'oro del Circuito del Mugello, ma non solo quelli. E' stato dentro all'ambiente per tanti anni (anzi, lo è ancora). Andava forte e sfiorò la grande occasione, ma non rimpiange nulla e ci racconta le corse com'erano e come non sono più; senza nostalgia, ma con tanta passione.
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Beppe Schenetti Dobbiamo sempre far conto con le macchine con cui devi correre. Io guido la Ferrari 458 al Challenge. Se penso a una di quelle che corre sulle colline del Mugello… sarebbe una pazzia

Come hai cominciato ?
Nel ’65 mi ricordo una notturna internazionale a Reggio Emilia alla “Pista Tricolore” con i migliori italiani, Pernigotti, la Susanna Raganelli e tutti gli altri. Io ero lì solo per vedere, a un tratto arrivò uno spilungone svedese, con una vecchia Volvo, accompagnato dal padre che gli aveva costruito il kart con un telaio speciale, Robardie si chiamava, proprio perché era troppo alto per i kart normali. Lo guardammo tutti con curiosità, magari dicendoci “dove vuole andare questo ?” . Era Ronnie Peterson e dette mezzo giro a tutti ! Ecco allora ci potevano essere queste sorprese. Era un mondo innocente, ingenuo direi. Pensa che la settimana dopo, sulla stessa pista si disputava una selezione per la Nazionale e partecipavo anch’io. Mi accorsi solo all’ultimo che ero l’unico a correre ancora con un kart a motore centrale, era un Tecno Kaimano, a dir poco obsoleto; non potevo avere speranze con i Birel e i Tecno a motore laterale decisamente più moderni e competitivi. Naturalmente partii in ultima fila, dopo tre giri, per fortuna, mi si ruppe il pignone della catena e fui costretto a fermarmi. L’anno dopo mi comprai anch’io un mezzo adeguato e cominciai a vincere.

" 1979-Autodromo del Mugello - Fiat Days "pole" e vittoria con la 131 e Cesare Fiorio DS...


E con le auto ?

Abbastanza casuale. Un mio amico, Sergio Zerbini, aveva una 911, preparata da Bonomelli con cui correva in salita. Io l’accompagnavo non solo alle gare, ma durante le ricognizioni. A febbraio del ’68, me lo ricordo bene, mi chiede un favore :-“Beppe” – mi dice – “devo andare all’estero per lavoro, vai a ritirare la Porsche da Bonomelli, è tutto pagato, e poi vai all’Aeroautodromo a fare un centinaio di giri per rodarla.” Figurarsi, ero felicissimo, nemmeno mi avesse regalato un miliardo ! Fu amore a prima vista, tant’è che quando a giugno dello stesso anno lui si sposò, presi coraggio e gli dissi: - “Mentre che sei in viaggio di nozze perché non me la presti per fare qualche corsa in salita ?”- Sergio accettò raccomandandosi solo che gliela riportassi intera. La prima corsa era la Castell’Arquato-Vernasca (26 maggio 1968 ndR) e io, un po’ incosciente, mi presentai. Nella mia categoria c’erano i “mostri sacri” come Ricciardo Ricci con la BMW 1800 TISA, e Cesare Guzzi con una 911 come la mia, ma preparata da Romeo Ferraris. Io non conoscevo il tracciato e avevo i rapporti con tutte e cinque le marce corte, mentre il primo tratto era un lungo rettilineo pianeggiante da 220 Km/h mentre la mia era una quinta da 160 al massimo ! Fu così che in questi quattro Km persi tantissimo tempo che non riuscii a recuperare anche se poi feci segnare il miglior tempo nel tratto in salita e mi piazzai terzo dietro a Guzzi, che sarebbe diventato Campione italiano quell’anno, e Ricci. Sempre quell’anno, e sempre “gratis”, chiesi la macchina in prestito a Sergio Zerbini che me la diede e vinsi ad agosto alle “Svolte di Popoli” (davanti a Cesare Guzzi ndR), poi alla “Coppa del Chianti classico” e alla “Castione – Passo della Presolana “ . Fu così che cominciai, con quattro gare tre vittorie e un terzo posto per …ingenuità. Nel 1969 fu l’anno della consacrazione, comprai la macchina corsi e vinsi un po’ dappertutto. Era un ambiente bellissimo, ci divertivamo. Mi ricordo Ricciardo Ricci, che all’epoca andava in giro con una scimmia, dopo che avevo vinto la classe alla “Bologna-Raticosa” scherzava dicendomi: -“Hai vinto e ora ti faccio rincorrere dalla scimmia !”- Quell’anno vinsi così tanto che mi chiamò la “Brescia Corse” per affidarmi una Porsche 906, Sport 2000, con la quale vinsi subito l’assoluto alla “Castione-Passo della Presolana”, poi andai forte anche alla Coppa del Chianti classico, ma ruppi un semiasse. Ormai ero entrato nel giro.

E la tua storia col Mugello?
Comincia già nel 1967. Accompagnavo Sergio Zerbini, che quell’anno correva con la sua Porsche 911 in coppia con Ricciardo Ricci. Facevamo delle gran prove, su e giù per il Giogo e la Futa, per quindici giorni. Si dormiva dalla “Marisa”, subito fuori dal casello di Barberino. In gara Sergio non concluse neppure il primo giro.
Anche l’anno dopo tornai con Sergio, che quell’anno correva con Cesare Guzzi e gli andò decisamente meglio: vinsero la classe “Turismo fino a 3000cc” e fecero il nono assoluto.
Nel 1969, infine, corsi anch’io. Andavamo bene (primi di classe, 36mi assoluti al primo passaggio ndR), ma al secondo giro scalando il Giogo urtai contro uno spuntone di roccia e la nostra corsa finì lì. Nel 1970, infine, fu l’avventura più bella. Non avevo la macchina per correre, in compenso avevo comprato per poco una Ford Thunderbird, che avrà fatto sì e no un chilometro con un litro di benzina e un litro d’olio, ma che faceva ancora la sua bella figura. Mi presentai con questo macchinone alle verifiche e mi misi ad aspettare seduto sul cofano che qualcuno mi venisse a cercare. Venne Alberto Lucherini, detto “Massimo” che mi disse:- “So che vai forte, se ti va corri con me.” Era quello che cercavo e in un minuto ci mettemmo d’accordo.


Questa volta andò meglio ?
Si ma anche questa volta mi rimase l’amaro in bocca. Andammo fortissimo, tanto che eravamo convinti di aver vinto la classe. Quando ci presentammo alla premiazione in Comune, nel Palazzo, ci dissero :- “Ma voi dove andate ? Non avete mica vinto !” . Infatti scoprimmo che ci aveva fregato Benedini con una Opel GT 1900 che dicevano avesse montato un serbatoio maggiorato, e fece tutta la corsa (cinque soli giri quell’anno ndR) senza fermarsi per rifornire così vinse la classe. Perdemmo per un soffio (10”6/10 ndR)

Che corsa era il Mugello ?

Unica, unica. Solo la Targa Florio le assomigliava. Forse era più dura, perché più lunga. Alla Targa la prima volta che ci corsi faceva caldo anche se era di maggio, ma il Mugello , in pieno luglio era un forno, un caldo terribile, una prova durissima. Il tracciato poi era bellissimo, difficile, ma affascinante. Non potevi sbagliare se no eri fuori. E poi era un ambiente bellissimo, divertente. Mi ricordo un anno che accompagnavo Sergio, nel ’67 o nel ’68 che eravamo a cena tutti assieme e arrivò la bellissima moglie di Carlo Zuccoli che gli porse un mazzo di chiavi di una Fiat 125 nuova fiammante e gli disse :-“Carlo questa finiscila a forza di andare su e giù per il Mugello, ma devi vincere !”- La prendemmo in parola con quella 125 ci allenammo tutti e in una settimana era ridotta un rottame: freni, frizione, sospensioni, ammortizzatori: tutto finito. Poi c’era la cena alla Villa dei Benelli, un appuntamento cui nessuno voleva mancare. Io ero molto amico di Carlo Benelli, “Riccardone” che m’invitava sempre, ma c’era la squadra della Porsche al completo, Chiti con tutta l’Autodelta. Era un evento eccezionale. E il pubblico ? Alla Targa, ma anche al Mugello, si correva di fronte a centinaia di migliaia di spettatori. Mi ricordo nel ’69, dormivamo da “Gualtieri” a Santa Lucia e meno male che conoscevamo la strada di Panna, se no non saremmo mai arrivati in tempo alla partenza perché dalle sei la mattina era una coda continua di macchine, moto, cariche di spettatori.
Entusiasmante.

Sulle "ruote scoperte" hai mai provato a correre ?
No, ho provato qualche F.1 d’epoca negli anni ’90, ma solo per divertimento. A me piacevano i “prototiponi”, le Porsche 917, la Ferrari 512, macchine entusiasmanti.

Andavi forte, hai mai avuto la tua occasione ?
Sì, nel ’70 mi aveva contattato l’Abarth, il dottor Avidano in persona, per farmi diventare “ufficiale” al posto di Merzario che era ormai passato armi e bagagli alla Ferrari. Non c’era la firma sul contratto, ma le cose erano fatte. Andai a correre sempre per la “Brescia Corse,” con la Porsche 910 che era stata di “Noris”, la “Coppa della Collina”. Ero “gasato” non conoscevo la strada, ero anche un po’ stanco, fatto sta che salendo su come un matto durante le prove del sabato “tirai un tuono bestiale” a quattro, cinque tornati dal traguardo. Roba da restarci secco. Mi fratturai, una gamba, una spalla, il braccio e la mano. Stagione finita e addio contratto con l’Abarth. Poi partii militare e quando tornai era tramontata ogni possibilità, se mai c’era realmente stata, di un passaggio al professionismo. Corsi con le Escort e vinsi il Campionato.

Prima però hai corso un po’ ovunque…
Vinsi la classe, sempre con Sergio Zerbini, alla 1000 Km di Monza ’70. Una corsa incredibile. Le Porsche 917 e le Ferrari 512 ti superavano in rettifilo a cento chilometri all’ora in più, noi delle Gran Turismo eravamo come dei paracarri. La preoccupazione in quelle corse era non combinare guai quando ci superavano lo spostamento d’aria “ti mandava indietro la memoria” . D’altra parte c’erano piloti come Siffert, Elford, Kinnunen, Giunti, Nanni Galli, gente che sapeva il fatto suo. C’è una foto in cui alla Parabolica ci sono tre 917, la 512 di Giunti e io con la Porsche 911 bianca e blu che stavo per essere doppiato per ultimo perché ero in testa alla classe. Ho corso anche al vecchio Nurburgring, impegnativo, ma meno affascinante del Mugello e della Targa. E poi era lungo un terzo… Dicevo, dunque io e Sergio vincemmo la classe, così che la Porsche prese nove punti nel Mondiale di quella classe e qualche tempo dopo mi arrivò a casa una lettera della Porsche che m’informava che come ricompensa di quella vittoria mi sarebbe arrivato a casa un regalo in segno di riconoscenza. Chissà cosa mi aspettavo, invece mi arrivò una Kodak Instamatic una delle prime macchine fotografiche compatte (valore circa 10.000 lire di allora ndR). Te lo immagini oggi uno che vince la 1000 Km e gli regali una macchinetta fotografica ? Un altro mondo.

I piloti di allora che ricordi di più ?
A me “spaventavano da gran che andavan forte” quelli della GTA, sia in pista che su strada. Carlo Benelli, Carlo Zuccoli, per dirne due di cui ero amico e che nel ’68, ’69, quando cominciai a correre io, andavano per la maggiore. Poi, senza citare i soliti campioni, Siffert, Elford, Rodriguez, Giunti, “Nanni”, questi ultimi fortissimi anche col GTA, a me fece una grandissima impressione Kinnunen alla Targa Florio del ’70. Io ero fermo perché avevamo rotto il cambio ed ero al muretto dei box e quando passò Kinnunen con la Porsche 908 Mark 3 gli esposero il cartello “FAST!”, lui alzò l’indice sinistro per dire che aveva capito e tirò giù ancora 45”, facendo segnare il record della corsa (rimasto imbattuto da allora ndR) e conquistando il secondo posto (vinsero Siffert-Redman con una Porsche identica, terzi Giunti e Vaccarella con la Ferrari 512S ndR).

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Mugello 1970

"Quando ci presentammo alla premiazione in Comune, nel Palazzo, ci dissero :- “Ma voi dove andate ? Non avete mica vinto !” . "

La tua più bella corsa ?
Ancora nel 1969, la 500 Km di Imola. Veniva giù della gran acqua, e io sul bagnato andavo bene, un po’ come Ickx che infatti con la Mirage salutò la compagnia e lo rividero al traguardo.
Correvo con la solita 911 in coppia con Sergio Zerbini. Quando gli do il cambio siamo in testa alla classe, riparte e io mi preparo al turno di riposo quando tre giri dopo, mentre stavo facendo pipì, mi chiamano e mi dicono :-“Beppe salta su che Sergio si è fermato.”- Riparto e me la faccio tutta da solo. Corsa difficile, non si vede nulla. Mi ricordo di Koch con la 908 divisa a metà e lui seduto con il volante in mano.
Sull’acqua vado benissimo tanto che alla fine sono nettamente al comando della classe: vittoria netta, indiscutibile. Avevamo l’albergo a Faenza e portata la macchina in “parco chiuso” andiamo a fare una doccia per presentarci poi, alle 19, all’Hotel Olimpia per la premiazione. Quando ci presentiamo due ore dopo un commissario che mi conosceva mi dice:-“Guarda Beppe che siete stati squalificati, perché hanno fatto reclamo e voi non vi siete presentati.”- Fu una pugnalata, i nostri avversari sapevano che eravamo a Faenza e che per due ore non saremmo tornati. Allora non c’erano i cellulari e il loro “colpo” andò a segno, ma la soddisfazione di quella gara “perfetta” non me l’hanno tolta.

Un brutta storia…
Sì, ma ti garantisco un’eccezione. All’epoca c’era un’etica, un rispetto assoluto dell’avversario. Pensa che alla 1000 Km del 1970 eravamo nel box accanto ai tedeschi Kremer e Kelleners, nostri avversari. Eravamo come sempre un po’ dilettantistici e alla prima sosta uno dei nostri meccanici stava per rabboccare l’olio quando uno dei due se ne accorse e lo prese per il braccio dicendogli:-“Non lo fare ! Non puoi ancora farlo.” – E ci spiegò che era proibito aggiungere olio prima di un certo tempo, pena la squalifica. E correva contro di noi, se ci avessero squalificato sarebbe stato un avversario in meno.
E noi vincemmo!!!!
Lo standard era questo.
Se avevi bisogno di qualcosa, davvero il posto più adatto era il box accanto, se ce l’avevano te lo davano sempre, era un ambiente molto bello, pulito. Ora non è più così.



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Imola 1969

"Sull’acqua vado benissimo tanto che alla fine sono nettamente al comando della classe: vittoria netta, indiscutibile. "

Ora sarebbe possibile correre alla Targa o al Mugello ?
No, assolutamente. Dobbiamo sempre far conto con le macchine con cui devi correre. Io guido la Ferrari 458 al Challenge. Se penso a una di quelle che corre sulle colline del Mugello… sarebbe una pazzia, andresti velocissimo e se poi “cannoni” fai un vero disastro!!!!
No, non è più possibile le auto di oggi vanno troppo forte . T’immagini i box di allora a Scarperia con quella curva destra-sinistra che mi sono sempre chiesto già allora come nessuno sia mai finito in mezzo ai meccanici ?
E’ un’epoca finita, un’altra storia.